Pilar Quinteros
Santiago de Chile, 1988. Vive e lavora a Barcellona.
Il suo lavoro prende forma in azioni collettive nello spazio pubblico, intersecando costruzioni con materiali di scarto o di riuso, rituali inventati e performance partecipative; quasi sempre, sono documentate in fotografia e video.
Al centro della sua ricerca c’è l’analisi estetica e visiva delle trasformazioni del mondo che conosciamo, o che pensiamo di conoscere. Convinta che tutto sia una costruzione, nel senso più ampio del termine, sostiene che l’umanità sia capace non solo di creare finzioni, ma anche di crederci.
La mancanza di informazioni e la costante distruzione e scomparsa di ciò che davamo per scontato ci porta a immaginare mondi inesplorati dove tutto è valido: l’arte, per lei, è uno di questi.
È l’altra metà di La Cumbia Mapache, un progetto collettivo internazionale nato nel 2020 insieme al film-maker Patricio Blanche, che incarna le loro rispettive pratiche, nonché la loro esperienza e il loro punto di vista di artisti cileni.
Her work takes shape in collective actions in public space, intersecting constructions with discarded or reused materials, invented rituals and participatory performances; most of the time they are documented in film and photography.
Central to her research is the aesthetic and visual analysis of the transformations of the world we know, or think we know. Convinced that everything is a construction, in the broadest sense of the term, she argues that humanity is capable not only of creating fictions, but also of believing in them.
The lack of information and the constant destruction and disappearance of what we took for granted leads us to imagine unexplored worlds where everything is valid: art, for her, is one such world.
She is the other half of La Cumbia Mapache, a collective international project born in 2020 alongside filmmaker Patricio Blanche that incarnates their respective practices as well as their experience and standpoint as Chilean artists.
Patricio Blanche
Coyhaique, Chile, 1990. Vive e lavora a Barcellona.
L’immagine in movimento è per lui il materiale che scolpisce la narrazione audiovisiva, la cui proiezione sullo schermo la rende un’esperienza trasformativa. Guardando ai classici e ispirato dalla ricchezza dei paesaggi del sud del Cile, lavora sia con il documentario e la fiction, sia con attori professionisti e non.
L’assoluta libertà creativa stimolata dalla sua terra d’origine diventa un imperativo in un Paese in cui l’arte e la cultura sono fonte di competizione per i finanziamenti. L’incontro con l’artista visiva Pilar Quinteros ha segnato l’adozione di un modus operandi più consapevole fatto di problem-solving, progetti low-cost e riutilizzo di materiali, che nel 2020 è diventato un progetto collettivo internazionale: La Cumbia Mapache.
La loro ricerca affronta e mette in relazione temi trascendentali come l’amore, la povertà, la conoscenza, il transumanesimo e l’arte, riscrivendo tassonomie d’archivio e reinterpretando la realtà come la conosciamo.
Moving image is for him the material sculpting the audiovisual narrative, whereby its projection on the screen turns it into a transformational experience. Paying homage to the classics and inspired by the richness of the landscape and people of Chile, he’s worked with both documentary and fiction, with professional as well as amateur actors.
The absolute creative freedom stimulated by his homeland had soon become an imperative in a country where art and culture are a source of competition for funding. Meeting visual artist Pilar Quinteros marked the adoption of a more conscious modus operandi made of problem-solving, cost-saving and material-repurposing, which became a collective international project in 2020: La Cumbia Mapache.
Their research deals with and connects transcendental issues such as love, poverty, knowledge, transhumanism and art, rewriting archive taxonomies and reinterpreting reality as we know it.